Sono terminati oggi i quarti di finale, e da stasera conosciamo i nomi delle squadre che da domani si giocheranno vittoria e medaglie ai campionati del mondo di Marrakesh. La squadra italiana Open ha sconfitto abbastanza nettamente la Polonia, mentre la squadra Seniores ha invece ceduto alla Danimarca. L’epilogo della squarda Mixed è stato controverso e amaro, perché i nostri avevano vinto di un soffio al tavolo, ma una discutibile decisione arbitrale ha modificato il risultato finale assegnando la vittoria ai nostri avversari. Ne parleremo più avanti.
Incominciamo dalle note positive, e cioè dalla splendida vittoria dell’Italia nel KO della Bermuda Bowl con il punteggio finale di 223-180, che con il suo divario abbastanza netto nasconde il fatto che, nel corso della giornata, abbiamo sofferto abbastanza a lungo prima che gli eventi si orientassero con decisione a nostro vantaggio. I nostri partivano infatti da un vantaggio di +24 maturato nella giornata di ieri, ma nel quarto turno i polacchi erano riusciti a sopravanzarci e a portarsi in vantaggio di 6 MP.
Ma il quinto turno è stato un monologo azzurro. 19-0 per noi nelle prime cinque mani, e poi è arrivato questo slam a divaricare il punteggio in modo irreversibile:
Malgrado il robusto barrage avversario Versace e Sementa chiamano lo slam a quadri; gli avversari poi aggiungono del loro difendendo a 6 cuori e pagando 1400, ma già lo swing lo avevamo in tasca perché all’altro tavolo ci si ferma a manche.
Al termine del penultimo turno siamo quindi tornati avanti di 28 MP, e nell’ultimo controlliamo la situazione aggiungendo altri 15 MP al nostro vantaggio. Ma quando è arrivata questa mano, il risultato non era ancora del tutto acquisito
I polacchi, che cercano la rimonta, chiamano questo slam a quadri in Est-Ovest mentre i nostri si fermano a manche. E’ uno slam molto buono, perché si fa sempre con le atout 2-2 o riuscendo a affrancare una presa di fiori. Sull’attacco atout di Donati in Nord il giocante prende, batte due colpi e tira il primo moccolo; prosegue con il 10 di fiori su cui Giovannino naturalmente si guarda bene dal mettere l’Asso, e ora “deve” sbagliare perché stando basso, se Sud vince con la Q può ancora giocarsi poi il sorpasso di taglio all’Asso avendo K-J. Prende quindi Percario e torna fiori, e ora il giocante che ha sgamato la posizione dell’Asso prova a tagliarsi due fiori, ma l’Asso non cade. Bel duello, e mano fortunata per i nostri.
E così, esattamente dieci anni dopo il trionfo di Bali, ritorniamo in una semifinale mondiale. Due dei giocatori di allora sono ancora presenti in squadra: Alfredo Versace (che giocava con Lauria) e Antonio Sementa (che all’epoca era in coppia con Duboin), che ora si sono associati a formare un sodalizio formidabile. Una coppia di chiocce a cui hanno fatto scorta i quattro “pulcini” (fa un po’ ridere chiamarli così, trattandosi ovviamente di giocatori che hanno vinto un po’ dappertutto, in Italia e fuori) il cui ingresso in nazionale l’ha svecchiata di molto, dandoci speranze non solo per il presente ma anche per il futuro.
E ora basta con il panegirico, perché bisogna pensare al futuro prossimo e immediato: negli altri quarti di finale i pronostici sono stati rispettati, ancorché con molta suspence. La Svizzera ha sconfitto Israele straavincendo l’ultimo tempo, dopo che però i primi cinque si erano conclusi in perfetta parità: anzi, gli israeliani erano stati a lungo al comando a testimonianza di un’ottima prestazione. Gran titolo di merito avere impegnato fino all’ultima carta i campioni in carica. La Svizzera troverà in semifinale le leggende di USA 2, che hanno vinto il derby con andamento opposto: vantaggio nettissimo prima dell’ultimo turno (+59), e poi rimonta incredibile dei colpisti di USA 1, che erano risaliti a poche mani dalla fine a -7 e hanno alla fine perso di 12.
Infine, nel quarto di finale che ha promosso la nostra avversaria in semifinale, ha vinto sì la favorita Norvegia, ma veramente all’ultimo respiro. I cinesi avevano iniziato la giornata stamattina con un break che li aveva portati in vantaggio a +30, ma gli scandinavi avevano replicato da par loro nel quinto turno, sorpassandoli di 3 MP. Finale al cardiopalma, dunque, perché fino a 4 mani dalla fine erano avanti gli orientali, ma la quartultima era questa:
I cinesi sono stati gli unici nella Bermuda Bowl, e tra i pochissimi nelle quattro gare insieme, a chiamare questo slam senza infamia e senza lode: si fa sulle atout divise, sic et simpliciter, perché ne servono due in Sud per tagliare le due fiori. Il giocante, dopo due giri di cuori della difesa, batte due atout e quando vede la cattiva divisione tenta di scartare la fiori sulle quadri ma viene tagliato al terzo giro. E certo questa notte i sogni di un cinese saranno turbati dalla triste consapevolezza che, fermandosi a manche, avrebbe cambiato il risultato dell’incontro.
L’aspetto interessante di questa mano è che, se il giocante avesse trovato al morto o il 10 di picche o quello di quadri (carte che ovviamente erano impossibili da diagnosticare in licita), avrebbe mantenuto lo slam giocando a morto rovesciato. Infatti tre tagli a cuori, le quattro atout del morto, le quattro quadri e l’Asso di fiori fanno 12 prese. Ma per adottare questa linea di gioco serve o un ingresso in più al morto (il 10 di quadri) o la possibilità di non bloccare le atout con i tagli di cuori, e questo si sarebbe potuto fare avendo in dotazione anche il 10 di picche. Questo per dire quanto possa essere in bilico un incontro, e quanto possano contare sfumature davvero impalpabili nell’orientarlo.
Dunque sarà la miracolata Norvegia a sfidarci nella semifinale dei prossimi due giorni. Una squadra fortissima, che ha vinto nettamente il round robin, ma che possiamo affrontare senza timori reverenziali in un match che si annuncia davvero epico.
E passiamo alle dolenti note. La squadra Seniores ha perduto il suo quarto di finale contro la Danimarca con un punteggio finale piuttosto severo (216-156) che non rende giustizia all’andamento dell’incontro. I nostri hanno avuto infatti il merito di tenerlo in equilibrio per molto tempo: a metà del penultimo turno si erano riavvicinati fino a -7 dagli avversari. Poi il finale è stato un monologo dei nostri avversari, che addirittura nelle ultime 4 mani hanno raddoppiato il loro vantaggio; ma chiaramente a entrambi i tavoli c’era la percezione che l’incontro fosse ormai assegnato. I danesi hanno meritato la vittoria, avendo condotto sempre l’incontro; i nostri leoni di Lione, così come agli europei dell’anno scorso, terminano la loro corsa al primo KO. E’ già stato titolo di merito superare il round robin, se ricordiamo i vari problemi di salute che ne hanno ostacolato il cammino; sicuramente gli inconvenienti, e le mancate possibilità di turnover che ne sono derivate, hanno reso complicata la gestione degli incontri, e hanno in qualche modo inciso sull’epilogo. Tuttavia siamo nelle migliori otto del pianeta, e questo non è certo un risultato disprezzabile.
Le due semifinali del D’Orsi Trophy (questo è il nome ufficiale del campionato del mondo Seniores) saranno POlonia-USA 2 e Danimarca-USA 1.
Nella Venice Cup, che sarebbe come noto il campionato del mondo Ladies, si è completata la strage delle favorite che si era annunciata nella prima giornata. Fuori la Polonia ad opera di Israele, fuori la Svezia sconfitta nel derby baltico dalla Norvegia, fuori la Francia addirittura travolta dalla Cina. L’unica sopravvissuta delle prime quattro che avevano orgogliosamente dominato il round robin è la Turchia, che ha (a fatica e rischiando la rimonta finale) superato USA 2.
E siamo arrivati alla squadra Mixed, che ho tenuta per ultima perché in realtà questa serata avrei voluto non raccontarla: temo di non trovare le parole per esprimere le mie idee e le mie emozioni, cosa che mi capita ben di rado.
Perché l’incontro era stato stupendo dal punto di vista emotivo, equilibrato in modo quasi soprannaturale. L’Italia aveva fatto un’importante break nel quarto turno, portandosi avanti di 26 MP, ma nel quinto turno gli indomiti rumeni si erano avvicinati riducendo lo scarto a soli 4 MP quando mancavano le ultime 16 mani (in realtà i romeni ci avevano sorpassato e non di poco nel corso del penultimo turno, ma come è spesso accaduto in questi campionati un po’ a tutte le nostre rappresentative, nelle ultime mani avevamo recuperato e ci eravamo riportati in vantaggio).
I rumeni giocano 3SA invece dell’ovvio 4 cuori mantenuto con surlevée all’altro tavolo: Attanasio attacca umanamente a fiori, ma per fortuna l’Asso di cuori gli dà una seconda chance per virare a quadri e lui la sfrutta: due down.
Nell’ultimo tempo ci avvantaggiavamo subito quando (di nuovo!) la Romania ignorava un clamoroso fit a cuori e tentava 3SA, di nuovo senza successo.
Questa volta l’autobus per battere passa una volta sola, ma Cima ci salta sopra attaccando 3 di fiori (peraltro unico palo non dichiarato: great lead, commentano su BBO): di nuovo due down contro manche e surlevée dall’altra parte.
Gli avversari riequilibrano poche mani dopo contrando 2 fiori a Cima per 1 down, mentre Baroni e Gandoglia trovano le quadri maldivise e vanno sotto a 3SA. E con qualche spicciolo da una parte e dall’altra si arriva a 15-15 a tre mani dalla fine: abbiamo ancora 4MP di vantaggio, o almeno così crediamo.
La terzultima mano è questa, e – visto l’epilogo – si rivelerà decisiva, anche se lo scopriremo solo in sede di giudizio arbitrale
In sala aperta, ultimo di mano, Ionita decide di passare con 12. Ci sta, naturalmente, perché l’apertura è proprio brutta, ma onestamente, in questi tempi di aggressività dilagante, non ricordo l’ultima volta che in un torneo importante ho visto passare con l’apertura (e due Assi!).
In sala chiusa siamo sicuri che Gandoglia aprirà, ma lo anticipa Bogdan Marina in terza posizione con 1 fiori. Alessandro contra e Boboc salta a 3 quadri, con significato suppongo invitante (non può sapere che l’apertura del compagno è impalpabile). Per fare 3 quadri la giocante dovrebbe indovinare in entrambi i semi rossi, e inoltre non prendere il taglio a picche (anche se in quest’ultima situazione potrebbe poi scartare la fiori sulla quarta picche, in quanto Sud non ha una seconda atout per tagliare di nuovo). Tuttavia la Baroni in Sud ha troppo per passare, ed è di fronte a una situazione complicata: 4 fiori, suppongo, sarebbe forzante quindi cerca di uscirne con un contro su cui arriva inevitabile il 3 picche di Gandoglia. Ora Irene dice 4 fiori (che si fa), ma Alessandro non riesce a interpretare la sequenza e corregge a 4 picche, contratto disastroso. Con sforzi eroici riesce a contenere il passivo a 3 down (sembra un miracolo guardando la mano intera): un down in più ci avrebbe mandato sotto, invece così i 4 MP che perdiamo ci portano in perfetta parità: o almeno così crediamo.
Ora arriva la mano che avrebbe dovuto assegnare l’incontro, che è la penultima:
Nessuna delle due coppie in Est-Ovest trova la brillante difesa a 5 cuori (3 down in favore di zona), pertanto si gioca questo banale 4 picche. L’insidia sta nel fatto che, se la difesa dopo avere incassato le due cuori non incassa l’Asso di quadri ma torna ad esempio atout, la sfilata delle picche comprime Ovest e porta la surlevée al giocante (anche il ritorno a fiori nega la presa in più, perché rompe i collegamenti per lo squeeze). Attanasio dopo le due cuori torna quadri, la Boboc – che immagino stanchissima – rinvia invece addirittura in taglio e scarto, e ora non serve nemmeno più lo squeeze. 1 MP per l’Italia, l’ultima mano è pari quindi abbiamo vinto.
Almeno così crediamo, perché nelle chat comincia a girare la voce che ci sia in ballo un reclamo rumeno, e da Marrakesh confermano che è proprio così: e non si tratta di un reclamo di gioco, bensì procedurale. Il fatto avviene nel quarto turno: dovete sapere che a partire dai quarti di finale si dichiara con i tablet ma si gioca con le carte. La registrazione della carta di attacco è di competenza del giocante, che nella fattispecie è Cima. Al termine della mano Leonardo come si usa chiede agli avversari con cosa hanno attaccato, senza ricevere risposta; prende quindi le carte dell’avversario dall’astuccio per guardarla da solo. Peccato che nel frattempo i rumeni avessero messo sul tavolo il nuovo board, per cui Cima ha visto carte che non gli competevano. Come si usa in questi casi, visto che la mano non è ancora stata giocata nell’altra sala, il board viene girato in modo che Cima giochi con le carte che già conosce, e l’incidente sembra chiuso. Ma non è così, perché nel frattempo alla capitana della squadra (che sta angolizzando l’incontro, ma nell’altra sala) viene comunicato con un “pizzino” che sono stati assegnati 3 MP di penalità.
Bene, terminato il tempo si fanno i conti e durante la pausa di fine mattina (c’è un’ora scarsa di tempo per verificare gli score, mangiare qualcosa e ripresentarsi ai tavoli) si parla delle mani e la capitana segnala a Cima la penalità assegnata. Leo ovviamente trasecola, poi si precipita dagli arbitri per farsi le sue ragioni: il board era stato tolto dal tavolo da chi non doveva farlo, e la sua richiesta della carta era stata disattesa. Per fortuna i giocatori sono filmati da webcam, le immagini danno ragione a Cima, la penalità viene tolta.
Al termine dell’incontro, constatato il minimo scarto, i rumeni sporgono reclamo sostenendo che il nostro ricorso contro la penalità era stato presentato con 15 minuti di ritardo rispetto alla scadenza (è davvero un mistero come avessero fatto a scoprirlo). Dopo oltre un’ora di discussioni, il reclamo viene accolto e la Romania ci sorpassa per 2 MP.
Questi sono i fatti, e vorrei commentarli il minimo indispensabile. Sono tifoso di una delle due contendenti, quindi di parte per definizione, e sono italiano quindi mi trascino la nomea – spesso ingiusta, come è di tutti i pregiudizi – di non saper rispettare le regole e di non saper accettare le decisioni avverse. Mi permetto però una sola piccola considerazione: visto che le webcam esistono, deve essere prassi arbitrale quella di consultare i filmati PRIMA di prendere una decisione relativa a una contestazione relativa al rispetto delle procedure. Se questo fosse stato fatto SUBITO, e non a seguito delle nostre rimostranze, il nostro ricorso non avrebbe avuto ragione di esistere. Dunque, in quanto la richiesta non era quella di ottenere una penalità, ma quella di sanare un errore arbitrale che non avrebbe dovuto esserci stato, era insensata qualsiasi considerazione sulle tempistiche del ricorso. Prova ne sia che le proteste di Cima sono state subito accettate, senza preoccupazioni di orario: mentre un ricorso fuori tempo neppure avrebbe dovuto essere ricevuto, tantomeno esaminato e accettato, no? Altrimenti la stessa cosa si poteva dire del controricorso rumeno, arrivato molte ore dopo i fatti ma ugualmente accettato: perché? Quando scadeva, per i rumeni, il tempo per protestare? Se avessero reclamato tra una settimana, si riprendeva tutti l’aereo per Marrakesh per rigiocare le semifinali?
E’ evidente a chiunque che sono stati applicati due pesi e due misure: rigidità fiscale draconiana nei nostri confronti, buonsenso e tolleranza verso la tesi avversaria. Questo epilogo è davvero molto triste per chi ama il nostro gioco, e sporca l’andamento del campionato in modo irreversibile. Posso solo immaginare il dispiacere e il senso dell’ingiustizia subita, nell’animo dei nostri giocatori defraudati da una semifinale guadagnata con merito sul campo. E mi chiedo con quale spirito i nostri avversari possano festeggiare un ingresso in semifinale avvenuto in questo modo. Ma forse, anzi sicuramente, sono io che sbaglio, ed è così che va il mondo: conta solo vincere, con qualsiasi mezzo, e il più sudicio dei cavilli è altrettanto importante come il più brillante degli squeeze, per ottenere il risultato. Ma, ripeto, è questo il gioco che amiamo?
Per fortuna posso riprendere a parlare di bridge per raccontare che si è concluso lo Swiss di qualificazione del Transnational. Le prime 32 proseguiranno con i KO, e nel novero è rientrata la formazione di Breno (Duboin, Franchi, Lanzarotti, Zaleski) piazzatasi 27esima; per un soffio non l’ha imitata Usa e getta, formazione per tre quarti italiana (Iavicoli, Scatà, Fruscoloni, Todd) che ha concluso al 35esimo posto.
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