INTELLIGENZA E SPORTIVITA’

E’ opinione comune che il bridgista sia una persona di spiccata intelligenza, anche se nessuno si sogna di ritenere che il bridgista sia per definizione più intelligente di chi, pur avendoci provato, non riesce ad apprendere il gioco.
Malgrado tutti concordino su tale considerazione, stranamente però i bridgisti più bravi molto spesso ritengono di essere più intelligenti – in generale – di quelli meno bravi: e ciò malgrado, alla prova dei fatti, questo convincimento risulti di frequente clamorosamente smentito.
Capita infatti di vedere che anche fior di campioni a volte adottano comportamenti, esprimono opinioni e conducono battaglie ideologiche che dimostrano al di là di ogni ragionevole dubbio una così scarsa “capacità di analisi, deduzione e sintesi” che li pone in una fascia intellettiva più che ordinaria, se non addirittura sub-ordinaria.
E’ pur vero che alle volte i comportamenti scarsamente intelligenti dei campioni sono evidentemente indotti da interessi personalistici contingenti e qui quindi entreremmo nel campo dell’onestà intellettuale, se non addirittura in quello della malafede alla quale purtroppo la competizione politica – sia quella nazionale che quella bridgistica specie degli ultimi anni – ci ha abituato; ma evidentemente tali comportamenti sono adottati nella convinzione di poter condizionare la capacità di giudizio dei destinatari.
Si tratta di un errore grossolano ed è la riprova che esser super intelligenti bridgisticamente non è garanzia di una intelligenza a tutto tondo!
Un caso concreto in cui spesso “casca l’asino” si verifica nel nostro mondo quando ci si addentra nel campo della sportività.
Campo certamente molto sensibile nel quale, come spesso accade, la sensibilità della propria pelle è molto maggiore di quella che siamo disposti a riconoscere a quella altrui.
Così come per il concetto di intelligenza anche il concetto di sportività presenta molti profili, ma direi che il più importante si può compendiare nel principio di “rispetto delle regole”.
Quali sono le regole del nostro sport?
Solo quelle che disciplinano strettamente il gioco (ad esempio l’obbligo di rispondere a colore) o anche quelle che disciplinano l’evento sportivo nel suo complesso?
Direi che proprio di questi tempi non serve un’ampia disamina del problema: il caso Juventus docet! Condanna ad una penalizzazione di 15 punti/campionato per violazione di regole strettamente amministrative.
Certo è lecito adoperarsi per modificare regole che si ritengono errate o inopportune, ma fino a quando la modifica non avviene le regole vanno applicate così come sono; chi vuole fare concrete proposte si faccia avanti con gli argomenti del caso.

Il Presidente FIGB
Francesco Ferlazzo Natoli

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