E’ partita stamattina la corsa all’oro, e ci si batte per aggiudicarsi quattro set delle medaglie che al momento dondolano metaforicamente davanti agli occhi dei gioctori e che valorizzano permanentemente qualsiasi carriera bridgistica. Anche se, a dire il vero, molti dei contendenti sono già stati insigniti del prestigioso trofeo in edizioni precedenti: ma è proprio una delle situazioni alle quali si attaglia perfettamente il proverbio “repetita iuvant”, mi pare.
Nella Bermuda Bowl è avanti la Svizzera, ma con un margine che lascia ampi margini di recupero agli avversari norvegesi. C’è subito stato uno scatto imperioso degli elvetici: devo dire che mi scappa sempre un po’ da ridere quando uso questo aggettivo, considerato che la squadra contiene ben tre polacchi e due olandesi, e l’unico vero certificato di nascita della Confederazione dei Cantoni è quello di Zimmermann, che viene dal Vaud ed esattamente da Losanna. Ma il mondo, o meglio il bridge, va così, e non è certo questo il pulpito né il momento per discutere argomenti del genere.
Dunque Svizzera subito avanti, fino a chiudere il primo tempo in vantaggio con un nettissimo +34. Ma ammazzare i norvegesi è un’impresa titanica, Cina e Italia – entrambe sorpassate nelle ultimissime mani – ne sanno qualcosa; il secondo tempo vede un loro importante recupero, che li fa risalire fino a 14 MP di ritardo. Il terzo tempo è il più equilibrato, e la giornata si chiude con la Svizzera avanti a +20.
L’incontro è stato caratterizzato sempre dallo stesso tema; la Svizzera prendeva un po’ di vantaggio, e la Norvegia subito tornava sotto, quasi come in una corsa ciclistica. Ad esempio, nel primo tempo: venti MP di vantaggio elvetici nelle prime 4 mani. 19 per i norvegesi nelle 4 successive, e poi un monologo svizzero fino a fine tempo.
Ecco il primo break che ha sparigliato l’incontro:
Est sottoapre a entrambi i tavoli di 2 quadri. In chiusa Zimmermann in Sud passa, Aa dice 2 cuori, Nowosadzki in Nord chiarisce alla perfezione con 2SA che Zimmermann aumenta a tre, fatte con surlevée. Difficile pensare a qualcosa di diverso da un board pari, ma in aperta va un po’ diversa: Brogeland contra, suppongo per mostrare le cuori e Klukowski di cuori ne dice tre (passa o correggi, piccolo barrage). Nord contra, Kalita corregge a 3 picche e Brogeland passa mostrando – suppongo – un contro minimo. Ora Bakke potrebbe chiudere a 3 SA e nessuno si offenderebbe, e anche 4 quadri probabilmente salverebbe la giornata portando la coppia a un approdo a manche; invece (a mio modestissimo parere) sopravvaluta un po’ i suoi 16 bilanciati e spara 4 picche, Brogeland non può dire altro che 5 fiori, e sul 5 quadri del compagno immagina – immagino – di dover scegliere fra i restanti e corregge, così almeno crede lui, a 5 cuori; si chiude mestamente a 6 quadri, slam senza due Assi.
Uno swing polacco:
Livgaard e Aa quando sottoaprono a 2 quadri hanno proprio le quadri, come i miei allievi. Aa in Ovest interroga a 2SA, riceve il minimo a 3 quadri e finisce lì, un down perché il J di cuori non si piglia. In aperta tutta un’altra musica: dopo due passo apre Klukowski in Ovest (1 fiori), 1 picche di Bakke, 2 fiori sottocolore Est, 2SA buon fit di Brogeland e si vola alle imperdibili 4 picche. Non mi spiego il passo finale di Nowosadzki, Nord in chiusa, per giunta in favore di zona: mettere 3 picche mi sembra doveroso.
Questa è una mano che definirei filosofica, nel senso che illustra alla perfezione la differenza di approccio alla licitazione fra gli italiani e il resto del mondo. Le mosse di apertura sono le stesse: Est apre a fiori, Sud contra, Ovest passa. Credo che nessun esperto italiano impiegherebbe meno di tre licite per descrivere la sua mano forte e monocolore con visuale di slam. Invece Nowosadzki chiude di botto a 5 quadri, e Bakke ne spara addirittura sei. Questa gente dichiara il contratto che pensa giusto, e lo fa più in fretta che può, il che non è né giusto né sbagliato: è una scelta filosofica, appunto. Poi a volte mantiene e a volte no (qui lo slam non c’è verso di farlo), ma questo è quasi marginale rispetto al fatto di non creare potenziali equivoci e non affaticarsi sprecando energie che a loro giudizio possono tornare utili più avanti.
Secondo turno, parte la riscossa dei nordici.
E toh, anche Brink e Drijver sottoaprono a 2 quadri con le quadri! Questo non impedisce a Helgemo di giocarsi il suo 3SA e di realizzare il contratto mediante il non difficile espediente di lisciare il primo giro e di sperare che entrambi gli Assi che vanno ceduti si trovino nell’altra mano: le carte stanno proprio così, dieci prese.
Ma all’altro tavolo il fattaccio: Nord non sottoapre, analogo 3SA per Ovest, ma Klukowski non è stato allertato sulla divisione delle quadri e quindi omette la precauzione di lisciare l’attaccol forse sperando di bloccare il seme. Certo era improbabile questa posizione, ma che gli costava? Strano errore.
Kalita sottoapre in bicolore a 2 cuori, e dopo un po’ Brogeland in Sud gioca 3SA. Attacco quadri per il 10 che tiene, e subito quadri per il pezzo di mano che Klukowski decide di lisciare. Impasse di picche che non va, ora il giocante ha otto prese sicure o facilmente affrancabili (due picche, tre cuori, due quadri e una fiori) e Kalita tornando di piccola cuori facilita le operazioni a Brogeland, che inserisce l’8 ed è in porto. Mano complessa da analizzare, certo a questo punto Kalita è molto sotto pressione e ho l’impressione che prima o poi debba regalare qualcosa su due giri di picche. Forse avrebbe potuto dare una mano Klukowski prendendo subito a quadri e aprendo il gioco in uno dei due pali del partner, ma a questo punto le varianti diventano tante.
All’altro tavolo però Brink (che non ha subito interferenze quindi non sa della cuori maldivisa) alla seconda presa decide di rientrare appunto a cuori per muovere la picche, e questo dà la possibilità a Grude di ritornare cuori tutte le volte che vuole. L’olando svizzero si dibatte un po’ ma la nona presa non esce fuori.
Anche il terzo tempo segue il medesimo copione: dapprima la Norvegia completa la rincorsa portandosi fino a -2, poi la Svizzera riprende il largo salendo a 33 MP di vantaggio, e nelle ultime tre mani la Norvegia riduce lo scarto a -20.
Mano interessante dal punto di vista dei segnali difensivi. 3SA in Ovest a entrambi i tavoli (entrambi gli Ovest aprono di 1SA), attacco picche per la Q che tiene. Impasse di quadri vinto dalla Q di Nord, e ora le sorti si dividono: Nowosadzki ritorna fiori e ora il giocante non ha nessun modo per aggiungere una nona presa alle otto già in suo possesso; Grude torna cuori e regala il K e la manche.
Sull’attacco di picche superato dalla Q, quale carta deve mettere Sud? Dipende dagli accordi, chiaro, tuttavia sembra impossibile che Sud, se non ha carte per superare, possa aver gradito l’attacco nella quarta onorata del morto, per cui parrebbe una chiara situazione di preferenziale. E quindi il 3 (come ha messo Zimmermann) significa fiori, mentre il 9 (come ha scartato Helgemo) ha l’aria di chiedere la continuazione a cuori.
Non abbiamo potuto seguire la finale di consolazione nella quale sono impegnati i nostri beniamini contro la fortissima USA 2, perchè i canali di BBO sono riservati alle quattro finali maggiori, ma il frenetico esame degli score in progresso ci ha riservato fin qui notizie gradevoli: dopo aver giocato tre turni su quattro (la finale per il bronzo è più breve rispetto a quella per l’oro) siamo in vantaggio di 25 punti, scarto maturato principalmente nel corso del secondo tempo. Per dare un turno di riposo all’affaticato Sementa, Versace ha ricostituito la coppia post-Covid di Salso con Donati; ma negli ultimi due turni i senatori si sono avvitati al tavolo, e i quattro giovanotti si sono alternati nell’altra sala.
Un’occhiata al resto del mondo. Nel campionato Ladies, Israele a valanga sulla Turchia quasi doppiata (151-73); fra i seniores USA 1 a +21 sulla Danimarca; e infine nel Mixed dopo due primi turni equilibrati la Francia ha preso il largo e conduce su USA 2 a +52.
Nel transnational le due semifinali hanno visto prevalere Amistad (squadra sudamericana con due coppie argentine e una brasiliana) e Slow horses (squadra polacca). Nel BAM che si è concluso ieri sera, nella finale A la migliore delle italiane è stata Alice (Buratti, Cim, Comella, Dessì, Failla, Gandoglia) che si è piazzata undicesima.
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